La lingua araba è una lingua che presenta delle notevoli differenze con le lingue mediamente conosciute dagli italiani. Non parliamo di “difficoltà”, ché l’Arabo presenta anche vari elementi di “facilità” (ma sta al docente esperto evidenziarli affinché il discente non viva in un perenne, ma ingiustificato, stato di preoccupazione).
Qui però non vogliamo addentrarci negli aspetti legati allo studio della materia, bensì in quelli relativi alla “certificazione” della conoscenza di questa lingua. Oggigiorno, soprattutto a causa dell’influenza del mondo anglo-sassone e della relativa cultura accademica, è molto in auge dimostrare tramite il famoso “pezzo di carta” che si conosce una materia. E tra queste anche una lingua straniera.
Ora, di per sé questa cosa non è sbagliata (abbiamo visto laureati in Arabo che a mala pena sanno presentarsi), senonché si deve capire che se un “quadro di riferimento” (A1, A2 ecc., fino a C3) è stato ideato per le lingue europee, esso mal s’adatta per lingue decisamente diverse, non foss’altro che per la presenza di un alfabeto e/o una fonetica diverse.
Alcuni chiedono: “Quanto tempo ci vuole per imparare l’Arabo”? La domanda effettivamente è posta male, perché c’è una bella differenza tra chi studia ogni giorno e chi di quando in quando, nei classici ritagli di tempo. Ma non ha nemmeno molto senso pensare di ottenere un “livello B2” (riferito all’Inglese, poniamo) con un centinaio d’ore di corso d’Arabo, seppur intensivo e tenuto in maniera impeccabile e professionale, senza perdite di tempo in questioni che non siano strettamente linguistiche. Pertanto risulta un tantino “commerciale” il fatto che su tutti i testi che via via oggi vengono pubblicati faccia bella mostra di sé il “bollino blu” del livello che il tal libro consente di raggiungere per il semplice fatto di averlo terminato.
Detto questo, non è certo il caso di scoraggiarsi. Nello studio dell’Arabo, è bene entrare nell’ordine d’idee che ogni progresso dev’essere consequenziale ad altri, propedeutici a quello successivo, senza la smania di dover “sapere tutto” in poco tempo. “Obiettivi raggiungibili” dev’essere la parola d’ordine nell’apprendimento di questa lingua. Una lingua che, ripetiamo, per il fatto di avere un suo alfabeto ed una fonetica sensibilmente diversa, presenta caratteristiche specifiche che non consentono un paragone con le lingue europee mediamente più conosciute.
Tutto ciò premesso, la grammatica araba non è cosa certamente complicata, ed anzi rimane assolutamente alla portata di chi dispone di buone facoltà logiche. Ci sono argomenti notevolmente più facili che nell’Italiano per uno straniero che parte da zero. Ma pensare di ottenere un cosiddetto “livello” C2, cioè il massimo della competenza, con due o tre corsi di Arabo è cosa a dir poco puerile.
Si consideri infine che quand’anche lo studio dell’Arabo fosse dettato da esigenze professionali va tenuto presente che ogni abilità che si acquisirà via via sarà “spendibile” accanto alle altre di cui si dispone già in lingue quali l’Inglese o il Francese. L’interlocutore o il corrispondente arabofono è solitamente una persona assai ben disposta verso chi, da non arabofono, s’impegna nell’apprendimento della sua lingua madre.
Pertanto, per concludere, si cerchi pure una “certificazione”, ma non si dimentichi che questo “quadro di riferimento” va preso con le molle per quanto concerne l’Arabo e, soprattutto, che questa materia abbisogna di tempo, dedizione e passione!