La fondamentale importanza dell’apprendimento dell’alfabeto

La prima cosa di cui un principiante assoluto di Arabo deve venire a capo in tempi brevi è senz’altro l’alfabeto, ovvero la capacità di discernere rapidamente una lettera rispetto all’altra.

Questo almeno per quanto riguarda la lettura, ché per perfezionare la scrittura c’è tempo (diciamo tutta la durata di un corso principianti, ed anche qualcosa di più…). Ma va detto, al di là di quel che può pensare chi predilige la scrittura al computer, che non è una scelta saggia quella di privarsi del piacere di scrivere in Arabo a mano…

È vero che molti testi, tra cui quelli della serie Assimil, offrono allo studente i testi arabi di ciascuna unità in traslitterazione, così come, nella fase di apprendimento dell’alfabeto, aveva scelto di fare Laura Veccia Vaglieri, insistendo particolarmente con gli esercizi di traslitterazione dall’alfabeto arabo a quello latino e viceversa (questi esercizi sono stati purtroppo eliminati nella nuova edizione).

Fatto sta che se non si riesce a distinguere a colpo sicuro la bâ’ dalla nûn, la jîm dalla khâ’, la sîn dalla shîn e così via, per tutto il restante cammino sono letteralmente dolori… Infatti, non è né pensabile appoggiarsi indefinitamente alle traslitterazioni poiché ogni lingua dispone del suo alfabeto ed è bene perciò impratichirsi con quello; né è immaginabile poter fare dei progressi mano a mano che si accumulano le nozioni ed i vocaboli, se ancora al termine di un corso principianti non si è in grado di distinguere con facilità un carattere dall’altro.

Non si tratta di un’impresa disperata, sia chiaro, perché stiamo parlando di un alfabeto, non di ideogrammi!

Però, a causa di vari fattori, è possibile che l’alfabeto arabo rappresenti per qualcuno un ostacolo più difficile da superare rispetto agli altri.

Che cosa fare, dunque, in questi casi? Non c’è alternativa ad una serie di esercizi mirati, che partono dalle classiche “paginate” di lettere scritte nelle differenti grafie “isolata”, “iniziale”, “mediana” e “finale”, per non parlare dell’utilità di un banale esercizio di copiatura, come quello degli amanuensi… che ha oltretutto il vantaggio di ‘sciogliere’ la mano nella produzione del tratto da destra verso sinistra.

Oltre a ciò, per aiutare chi, a causa di questo banale ritardo, rischia di arrancare su tutto il resto, giungono provvidenzialmente un paio di testi che si distinguono, rispetto ad altri, per la loro impostazione rigorosa e per i risultati che sono in grado di garantire.

Il primo, davvero esaustivo, è quello di Wasim Dahmash, Scrivere l’Arabo (Edizioni Nuova Cultura, Roma 2009), che ha il pregio di tornare utile anche nella fase successiva a quella dell’apprendimento del mero alfabeto, contenendo infatti vari testi da tradurre (con relative soluzioni).

Il secondo, decisamente più didattico e alla portata di un pubblico meno avvezzo agli esami universitari, è il Quaderno di scrittura di A. Benali, appena uscito per i tipi di Assimil, che gli studenti di Arabo già conoscono per i volumi corredati da supporti audio e mirati allo sviluppo delle abilità più prettamente comunicative.

Come che sia, non s’insisterà mai abbastanza su un punto: che prima o poi tutti (purché, come si suol dire, si “applichino”) sono in grado quantomeno di leggere quanto è scritto in Arabo!

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