Alla già ricca serie di testi per l’apprendimento della lingua araba, da una decina d’anni s’è affiancato anche un manuale un po’ particolare in quanto è basato una specifica “variante regionale”. Si tratta del Manuale di arabo parlato basato sul dialetto egiziano, di Giulio Soravia (CLUEB, Bologna 2007, pp. 238, € 17), che la stessa casa editrice – la quale ha pubblicato anche un Breve manuale di arabo parlato – presenta con queste parole:
«Questo manuale rappresenta un duplice approccio allo studio della lingua araba. Da un lato esso cerca di dare risposta ad un interesse, sempre più vivo, per il mondo arabo, anche a partire dalla lingua, non essendovi molti strumenti per tale studio. Dall’altro sostiene un metodo diverso da quelli consueti guardando all’arabo come lingua viva e importante strumento di comunicazione. Il metodo qui seguito parte dalla considerazione che il dialetto egiziano rappresenta una forma “media”, grazie anche al cinema e alla tv. Inoltre propone un apprendimento naturale, dapprima insegnando il parlato colloquiale, più agile e semplice, per poi affrontare il più complesso arabo letterario e la scrittura/lettura».
L’efficacia di un approccio simile è tutta da verificare, e molto dipenderà dalla bravura dell’insegnante che decidesse di adottare anche questo libro di testo che, va detto, fa esclusivo ricorso alle traslitterazioni, com’è d’uso nella dialettologia araba, e non è corredato da alcun supporto audiofonico che, invece, sarebbe stato assai utile (qui sono consultabili numerose “anticipazioni” del testo).
Ci limitiamo ad aggiungere che secondo gli approcci più moderni della didattica dell’Arabo è consigliato (per esempio anche da M. Diez, Introduzione alla lingua araba, Vita e Pensiero, Milano 2012) affiancare allo studio del cosiddetto Moderno Standard, da un certo punto in poi (per esempio quando si padroneggiano gli argomenti dei tre livelli da noi predisposti), anche quello di uno o più “varianti regionali” (“dialetti”), perché l’Arabo è sì lingua unica per tutti i “Paesi Arabi”, ma ovviamente è impensabile che dal Marocco all’Iraq, passando per l’Egitto e l’Arabia, tutti quanti gli arabofoni parlino, nella lingua di tutti giorni, un unico idioma assolutamente omogeneo in tutto e per tutto.